Un progetto d’animazione italiano, ad opera di giovani creativi partiti da un garage di Palermo. Non è un’utopia, piuttosto una solida (e bellissima) realtà che potete trovare su Prime Video. Questa è l’incredibile storia de Il Baracchino, una serie che parla di stand-up comedy ma non solo.

La favola Megadrago

Per sfogarsi o più semplicemente staccare, in ufficio hanno Mario Kart, gioco che ha distrutto “l’80 percento della produttività la prima settimana di lavoro” per poi incrementarla “del 200 percento” nei mesi successivi. Al loro sogno ci hanno lavorato 4 anni e mezzo e il progetto è partito solo perché si erano annoiati a fare sempre le stesse pubblicità. Lo racconta nell’ultimo episodio di Tintoria (il podcast di Daniele Tinti e Stefano Rapone, nomi che ritorneranno in questa storia) Salvo di Paola, giovane stand-up comedian e disegnatore palermitano, che con Nicolò Cuccì e Gaia Cecilia Picciotto condivide un grande sogno: fare un cartone animato. I nostri, fondano un piccolo studio d’animazione, lo chiamano Megadrago e per mantenerlo in piedi creano pubblicità per prodotti di vario tipo. La storia comincia da qui.

Salvo Di Paola (30 anni) stand-up comedian e co-autore de Il Baracchino

Il Baracchino, è frutto di svariati anni di duro lavoro, ma anche di “colpi di culo sfruttati nel modo giusto“. Di Paola, infatti, mentre il Covid rende la vita a tutti più complicata, sta lavorando a un’idea. Si tratta di pillole video da caricare online per pubblicizzare la casa di produzione. In questi content, alcuni personaggi si esibiscono con monologhi comici, doppiati da quattro stand-up comedian, contattati senza pretese su Instagram nel 2020 e che hanno prestato la voce senza chiedere nulla in cambio: Luca Ravenna, Edoardo Ferrario, Stefano Rapone e Daniele Tinti. Di Paola ci lavora nelle pause pranzo, mentre a Roma è alle prese con il montaggio di un film. Il suo capo, Ilenia Galasso, vede il suo lavoro quasi clandestino e se ne innamora, dandogli così l’occasione di proporlo ai produttori di Lucky Red. In effetti, un colpo di culo sfruttato bene.

C’era una volta il Baracchino

C’è voluto un anno e mezzo di trattative e 18 mesi effettivi di lavorazione per realizzare questa serie, depositaria di un ricchissimo patrimonio di citazioni e riferimenti alla storia della comicità italiana. Il Baracchino è infatti un vecchio locale malconcio dove una volta si faceva comicità, mostrato nel primo dei sei episodi in tutto il suo squallidume. Impossibile non ricollegarlo agli storici club come lo Zelig o il leggendario Derby dove si sono esibiti i più grandi della vecchia generazione. La cornice è quella, solo non siamo a Milano, ma qualche chilometro più a Sud, a Roma. Lo si intuisce dall’accento dei doppiatori che prestano la voce a personaggi insensati, persi e disperati.

Comici (e non) al doppiaggio

La locandina de Il Baracchino (Prime Video)

Lillo dà voce a Maurizio, unicorno disilluso pronto a chiudere il locale di cui è proprietario. Claudia, tra i pochi ad avere sembianze umane (Pilar Fogliati), farà però di tutto per convincere il suo capo a credere nel futuro del Baracchino. La storia è raccontata attraverso lo stratagemma del documentario (in stile The Office) girato per fare pubblicità e rilanciare il locale. Ad avvicendarsi sul palco, nel tentativo (vano) di far ridere il pubblico in sala, sono altri personaggi matti che completano il cast di questa serie irreale eppure così verosimile. A doppiarli, attori famosi e comici abbastanza conosciuti per chi mastica un po’ la stand-up comedy.

Si tratta dei già citati Daniele Tinti (nel ruolo di John Lumano, un alieno che finge di essere un terrestre), Stefano Rapone (Marco, ovvero La Morte che arriva sempre alla fine), Luca Ravenna (un piccione tabagista milanese), Edoardo Ferrario (Leonardo Da Vinci, proprio quello della Gioconda). E poi Michela Giraud (Noemi Ciambell) e Yoko Yamada (Tricerita) e ovviamente Salvo Di Paola (Gerri, il tuttofare).

Pietro Sermonti è la voce di Larry Tucano ne Il Baracchino

Un ottimo Frank Matano presta la voce a Donato (una ciambella napoletana) e Pietro Sermonti nel ruolo di un tucano col tormentone da cabaret anni Novanta è semplicemente strepitoso. Sono personaggi animati e disegnati con stili profondamente diversi (per chi da piccolo viveva di pane e Gumball l’effetto madeleine è assicurato), ma accumunati da una profonda e dolcissima malinconia.

Una scommessa vincente

La serie a cura di Salvo Di Paola e Nicolò Cuccì, scritta anche da Matteo Calzolaio e Tommaso Renzoni, cresce di episodio in episodio, aumentando la portata delle tematiche senza mai appesantire i toni della narrazione. Il Baracchino, si nutre dei luoghi comuni della comicità e del mondo attuale, parlando però anche della difficoltà di scavare dentro noi stessi per trovare il nostro vero valore. Di quanto sia complicato farlo, quando la vita così come la conosci decide di voltarti le spalle e sei costretto a ricominciare.

L’autenticità di cui parla Di Paola nello spiegare il lavoro dietro questa serie non è solo retorica, perché Il Baracchino sembra trasmettere qualcosa che proviene direttamente dal cuore e dalla vita dei suoi autori. La serie Amazon Original rappresenta una rarità nel panorama italiano, perché si tratta di un’opera originale, un cartone italiano (!) ideato da giovani. Un rischio che Lucky Red ha deciso di prendersi, vincendo una scommessa accettata senza riserve.

Ultim’ora: anche in Italia sappiamo investire nell’animazione e nei giovani.